sabato 23 agosto 2008

spirito d'adattamento.

Ultimamente il tempo fluisce molto lentamente e mi lascia il giusto spazio per riflettere. Proprio ora che avrei invece bisogno di staccare la spina del cervello e non pensare.
Mi sento come in alto mare. E su tutti i fronti! Sia a livello pratico che sotto il profilo psicologico. E ciò mi preoccupa. Perchè se dal punto di vista pratico, vengo sempre bneficiata di qualche ispirazione dal cielo, mentalmente, mi forzo, ignorando la mia stessa lucidità che mi avverte di stare in guardia da ogni possibile sconvolgimento.
"fai piano"mi dice "non correre". ma io imperterrita disobbedisco perchè le raccomadazioni non le ho mai sopportate. , bastian contrario, i consigli, anche quelli dispensati con cuatela, solo raramente mi sono presa la briga di seguirli. Ma adesso in gioco c'è una posta ben più alta di quella che aveva messo in conto. Adesso la questione non è tanto la mia effettiva felicotà, quanto il timore di non sapere prendere bene le misure. E non esistono parole in grado di rasicurarmi perchè non voglio essere tranquillizzata: voglio perdermi nell'incertezza che mi attanaglia, e nella malsana paura che, con il trascorrere dei giorni, diventa sempre più coscienziosa.
Del resto dal passato, ho tratto un solo saggio insegnamento: per quanto ci si possa umanamente barcamenare, per quanto si ami e ci si contorca dal dolore, mai stravolgere il nostro modo di essere per un'altra persona, e mai pretendere che chi ci sta accanto faccia una cosa simile.
Tutto sta nell'accorgersi che il vero problema non è cambiare di sanapianta per compiacere gli altri, ma possedere un certo SPIRITO D'ADATTAMENTO, resistente ai colpi di vento e capace di irrigidirsi, all'occorrenza. Io cercherò di adattarmi a te, senza per questo smussare troppo le mie inclinazioni e tu farai altrettanto, per apprezzarci sostanzialmente così come siamo adesso, così come ci siamo un giorno conosciuti.
Ed è la spontaneità con questo può accadere che lascia senza aggettivi e disarma. E' come trovare la chiave per sintonizzarsi sulle altrui frequenze senza volersi prematuramente spingersi laddove non ci è ancora consentito spingerci. Ed è con questa semplicità ben impressa nel cuore che si dovrebbe vivere: non pensare troppo, seguire la scia del momento, muoverci in base a ciò che si desidera e non a ciò che ci è più congeniale ni quel frangente; non celarsi, non risparmiarsi, nè tantomeno giuardarci troppo intorno prima di esprimerci. E per una che è abituata a soppesare al milligrammo gesti e parole, che ha imparato a sue spese a tacere anche quando non ce n'è una palese necessità, e a ricacciare nel profondo qualsiasi slancio o moto istintivo, vedere che esistono persone capaci di destreggiarsi così abilmente su questo filo teso, mi sorprende ogni giorno di più. Ed in essi, adoro l'equilibrio che viene a crearsi.

martedì 19 agosto 2008

gli imprevisti animano la vita

Pensavo di essemi completamente messa al riparo da qualsisasi temporale; ed invece no!!! Sarebbe stato troppo semplice e, forse, troppo scontato! Fino a un mesetto fa, per quanto potessi segretamente arrovellarmici il cervello, possedevo ancora le attenuanti per potermi concedere qualche breve illusione senza correrre il rischio di dover rimediare a conseguenze pericolose. Ma poi, un bel pomeriggio d'estate, ho deciso di abbassare le barricate e spero di dovermene mai pentire. Forse era inevitabile! Così ho compreso che ciò che per lui era sottointeso, per me, non lo era affatto. Forse era vagamente intuibile, probabilmente comprensibile, ma sicuramente poco auspicabile! Quando si rischia di complicarsi la vita, ci appare naturale prendersi la briga di non scegliere, per poi non addossarci colpe o rimproveri. Allora si risolve il problema alla radice stroncando trasporto ed impulsi sul nascere o mentendo agli altri e a se stessi. Per anni, ho adottato questa tattica di vita, ma solo quando si scopre la ricompensa che implica il rischio si realizza effettivamente che l'immobilità non è di certo la migliore soluzione per non incappare in alcun imprevisto. E poi cosa c'è di male! GLI IMPREVISTI ANIMANO LA VITA !Quindi, evitiamo, quando possibile di caricarsi di colpe che non ci competono, impariamo ad essere fatalisti e, per una volta tanto, al diavolo il LIBERO ARBITRIO!!!!!!

lunedì 21 luglio 2008

tratto dal mio primo bestseller

"Racconto il come se stesse accadendo. Perchè delle volte la vita che accade perde di meraviglia e allora si rimpiange l'aver fatto ricorso alle parole. Quanto più incisivi sono gli sguardi! In essi risiede una poesia furtiva e libera dalle ipocrosie. Poichè di mille persone che ci sfrecciano accanto nei dedali della vita, ce n'è sempre una che al nostro sguardo, proteso come una sentinella, ed in guardia, ingenuamente piace. Sam aveva gli occhi azzurro stagno, un cappello verde e una sottile linea d'ombra a dividergli il volto, come una sorta di tacito confine, che certi giorni aveva la stessa consistenza del timore, e certi altri assumeva invece le sembianze di un'assurda convinzione di essere del tutto inadatto al volo. Colpa delle distanze interiori, colpa delle passate esperienze che lo avevano reso pericolante ed inesperto, colpa dell'età che, anche a vent'anni, ti fa sentire qualche volta già fuori tempo massimo e totalmente privo di obiettivi. Agitava forsennatamente le bacchette con fare nervoso, poi, si fermava a scrutare la stanza di fronte a sé, facendole roteare tra i palmi aperti delle mani. Quando qualche passaggio si faceva troppo complicato, schiudeva le labbra con aria corrucciata e stringeva gli occhi tra le palpebre fino a renderli piccoli e concentrati. Forse più burrascosi. Come se i pensieri che vi aveva stipato dentro, vedendosi ridurre lo spazio vitale, facessero a gara per restare a galla ed affiorare in superficie. Di tanto in tanto, alzava la testa e fissava le pareti intorno, e senza prestarvi troppa attenzione, completava quella panoramica distratta e noncurante, soffermandosi su oggetti e persone. Non parlava molto, semmai sorrideva; perchè i sorrisi sì, possono anch'essi essere fonte di malintesi, ma per lo meno alleggeriscono le pieghe del volto. A prima vista, sembrava quasi provenire da tutto quello che nel mondo prende il nome di lontano. E questa lontananza era in lui contenuta nei movimenti, espressa nei gesti e nelle risonanze della voce che a stento riuscivo a percepire. Ogni volta che drizzava lo sguardo scagliava sassi aguzzi, appuntiti; prendeva la mira con infinita precisione, tradendo però un'espressione vulnerabile ed indifesa, stracolma di sottintesi. E se ne restava lì, sospeso in attesa di qualcosa di molto semplice, come di una promessa. Poi affogava nuovamente tra i suoi astrusi ragionamenti lasciando gli iridi estendersi in profondità, fino a diventare un pozzo, raramente attraversata da fulminei bagliori che faticosamente ne risalivano i fianchi. Ed era proprio in quei momenti che riaffioravano agli occhi le immagine più nitide: gli scoppi fragorosi di mille risate, i baci della buonanotte, la neve, i ritrovi affollati, le domeniche pomeriggio, le geniali intuizioni, i viali mattutini semideserti, i tetti della città, i crocevia delle sue partenze irrisolte; e una manciata di sentimenti che sono un po' la storia di tutti noi. Nonostante l'estate fosse alle soglie, Sam racchiudeva in sè le tonalità arancio e porpora dell'autunno inoltrato e solo guardandolo, si poteva sentire, sotto un incedere di passi, lo scricchiolio delle foglie cadute per terra, come note stonate, capitate per sbaglio su un pentagramma in chiave di Fa. Ma il suo suono non aveva voce: centellinava parole per poi tenersele strette tra i denti o lasciarle trasparire da ogni altro limite udibile. Ed erano parole che si trasformavano in battiti e colpi, fastidiosi come zanazare, polverosi come mucchietti di sabbia sottile, leggeri come gli equilibristi sospesi a trenta metri dal suolo. Mentre giocherellava intentamente con il pollice e l'anulare delle mano sinistra, nei lineamenti del viso, gli piaceva farsi piccolo e trafugare dalle sue stesse abitudini una sfacciata alienazione, perdendosi tra quei suoi battiti come un fiordaliso triste tra i campi di grano. E quando il mio sguardo incontrava il suo, vi frogavo dentro così tanto da capire che lui, a mio avviso, non aveva altra storia che quei suoi occhi color stagno.

giovedì 17 luglio 2008

Questioni di recidività

Esistono vari modi di fare esperienza del mondo. E vari modi di accostarsi ad un'altra persona. Anzi, a dire il vero, generalizzando, esistono due grandi categorie di persone: quelle che credono poco ai sentimenti e considerano la vita un intreccio di rapporti fittizi, instaurati per sentirsi meno soli; e quelle che ancora sono capaci di dispensare calore e fiducia, dandosi con estrema spontaneità. E mi dispiace che siano proprio queste ultime , le persone destinate a soffrire con più intensità, perchè costrette a pagare lo scotto di percepire ogni parola, suono o gesto come amplificato. Più intensa è la gioia, più intensa è anche la sofferenza. Certo, mi consola sapere che da qualche parte, c'è ancora chi sarebbe pronto a rubare la luna per un sorriso, sorvolare continenti in mongolfiera e attraversare i sette mari; e ancora di più mi consola il fatto che chi si fa carico di tali imprese, non lo fa nell'egoistica ottica di costringere gli altri a barcamenarsi altrettanto per un suo capriccio; lo fa perchè è forse la sola forma di affetto che conosce. C'è poi chi addirittura arriverebbe a dare fino alla negazione, cioè chi sarebbe disposto a sparire dalla vita di chi ama, se questo fosse il più bel regalo pensabile: si sottrae a se stessi per dare agli altri. Poichè è nel dare che risiede la faccia più emozionante del voler bene, quella più vera, quella senza la quale il dare non è che un prestare. Ed il prestito, sì, presuppone per forza che tu prima o poi ricambi il favore; è un do ut des.
Non nego che, delle volte, si possa rimanere delusi, notando che la persona per cui hai sopportato sacrifici enormi, alla quale non hai mai rifiutato nulla, non batte ciglio nemmeno nel momento in cui più palesemente implori aiuto, ma ciò non è comunque sufficiente a frgliene una colpa. Perchè chi ama, spera e si illude, ma non serba rancore se chi ha di fronte non è lo specchio fedele del suo modo di essere. Prende semplicemente atto della varietà umana e delle molteplici visioni che si aprono a girandola su noi. E si arrende all'evidenza, senza però mai sfiorare la rassegnazione. Perchè anche se è tanta, per persone così, l'urgenza di essere amati, non lo esigono ad ogni costo: attendono pazientemente ed intanto dispensano attenzioni. Purtroppo un amore incondizionato e senza mediazione spesso stucca ed l'aperto rifiuto del calcolo spaventa chi non vive una simile esperienza in prima persona. Alla strategia, si predilige la speranza fino al picco più estremo di ingenuità; si abbattono le dighe e si finisce per non reprimere nulla, nel bene e nel male. E così facendo, l'onda si infrange sulla personalità altrui che, non sempre, è pronta ad accogliere alla nostra stessa maniera.
Ma nonostante il pianto, i soffocamenti e le notti in bianco che ho trascorso, e che ancora mi aspettano, ringrazio il cielo per non aver mai cristallizzato i miei sentimenti in futili conteggi. E ringrazio perchè non rinnego nulla di ciò che ho regalato agli altri. E se potessi tornerei indietro, non darei nulla di meno di ciò che ho dato; forse lo centellinerei maggiormente, ma non mi ridurrei. Perchè questo mio stile di vita mi ha permesso, a più riprese di avvertire, la profondità e l'abisso. Alla resa dei conti, quando ci troveremo tutti faccia a faccia con i nostri ricordi, chi invece considera lo stare insieme una formula di convenienza volta a contrastare la solitudine, non potrà che vedere alla sue spalle un'esistenza neutra.
Ma, nonostante mi senta dire che sono sbagliata, io gioisco del mio essere recidiva, e diabolicamente persisto. Perchè sono certa che per ogni cento persone che si stancheranno del mio dare, ce ne sarà almeno una in grado di apprezzarlo. Preferisco una storia trasparente a mille storie fasulle e poco ingombranti; preferisco la rabbia altrui alla mia maschera di cera; e preferisco sciogliere iol nodo di una corda di chitarra, costatando che non suonerà più come prima, al non l'avere mai annodata per conservarne il suono originario.

MAI PIU' IL COMPLESSO DI ECO

Non cerco la "perfezione", cerco il "su misura". Se poi questo su misura ideale, delle volte, rasenta la perfezione, bè, questo è un altro discorso! La perfezione mi tedia, ma adoro gli sforzi di chi cerca di capire e non si crea aspettative che giocoforza dovrò disattendere. Io non ho il cuore fresco e pulito; il mio cuore è ancora, putroppo, abbastanza sgualcito e dunque incapaci di darsi in un'esperienza che so essere totalizzante. Del resto, ho trascorso molte notti a cercare di sbarazzarmi di abitudini e rituali, ridimensionando i miei obiettivi e restringendo la mia visulae sul mondo. Ed ora che finalmente avevo come l'impressione di esserci riuscita, calibrare nuovamente la prospettiva mi terrorizza. Senza contare il fatto che d'ora in avanti, non sarò più disposta a rinunciare a tutto quello che ho faticosamente riconquistato, lottando con le unghie e con i denti. La mia nuova esistenza non contempla il ritorno al complesso di Eco! Certo, avevo messo in conto il passaggio più o meno devastante di qualche imprevisto, ma non avevo minimamente calcolato la portata della sua prepotenza, nè tanto meno quella della sua insicurezza. E' presto! In effetti, nonostante ogni giorno, mi convinca razionalmente che non devo assolutamente voltarmi indietro, il peso dei ricordi e degli insegnamenti tratti è ancora molto vivido nella mia quotidianità. Tanto che, spesso, al risveglio, mi ritrovo a dondolare su un triplice senso di colpa: verso un presente che cerca di aprire un varco luminoso sul futuro, verso il passato, e soprattutto verso me stessa. Perchè di me non riesco proprio a tenere conto e maschero la mia irrequietezza dietro le infinite attenuanti che mi spettano di diritto. Sarebbe molto più semplice se riuscissi a scivolare nell'oblio più totale di ciò che mi circonda oppure se riuscissi a vivere a compartimenti stagni. Ed invece io per prima, sono propensa a tentare un'alternativa alla strada che, per anni, ho sentito mia, e per di più gravata della mia vita trascorsa e di quella storia che mi appartiene perchè mi ha reso quella che ora sono. Quello che adesso provo ha una sua autenticità, eppure io mi scopro diventata capace di una freddezza che non mi si addice. Non a me che, a tratti, ho sopportato la tortura di un sentimento in grado di far impallidire per l'invidia tutti i sentimenti possibili, un sentimento che bastava a se stesso, un sentimento autosufficente, del quale si può benissimo sopravvivere senza bisogno di ALTRO. Ma in questo frangente non è più così. Adesso io ho ho bisogno di questo "altro", un po' perchè la mia ingenuità si è macchiata di disincanto, un po' perchè ho fatto tesoro dei miei errori e un po' perchè ho avuto modo di vedere in cosa consiste questo Altro e mi piace maledettamente. Forse ho perso qualche grammo di sensibilità, ma probabilmente il mio stato d'animo attuale è dettato da una salda volontà di non voler bruciare le tappe. Non che adesso comprenda appieno le stesse parole ahe, a più riprese, mi hanno ferito, ma l'avere chiari, dentro me, certi bisogni primari mi porta ad assumere atteggiamenti nei quali mai avrei pensato di potermi rispecchiare. Forse perchè tutto quello a cui ho fatto la guerra era me più di quanto non lo fossi io stessa. Spesso ho anche il timore di essere diventata così come io non concepisco si possa essere a vent'anni. Ma mi confondo e basta!Perciò prendo atto del fatto che molte delle teorie che ho creduto infondate abbiano invece una buona percentuale di verità di base, convinta comunque che un domani mi accorgerò di non essere poi così diversa come ora mi vedo. Ma domani ha ancora da arrivare ed io devo occuparmi dell'oggi!

mercoledì 2 luglio 2008

ESSERE IN ME

Spesso mi sembra di non essere me! Anzi più precisamente di non essere in me ed anche se questa sensazione non mi è del tutto sconosciuta, negli ultimi tempi, mi ha lasciato l'amaro in bocca. Nonostante mi muova, faccia e scopra tantissime cose, ci sono dei momenti che non credo di vivere a fondo. Questo m'infastidisce perchè vorrei assoporare le mie giornate fino all'ultimo istante per poterne carpire anche il più debole segreto, per assorbirne l'essenza nascosta senza dimenticarla il giorno seguente. Non è da me dimenticare. Io non dimentico nulla; ho tutto in testa: fatti, volti, parole ed espressioni che potrei ripetere a memoria senza mai sbagliare, con un'esattezza capace persino di spaventare. E allora mi convinco che, forse, un minimo di quello che ho vissuto sono riuscita a conservarlo. In molti mi considerano la persona meno razionale sulla faccia della terra. Dicono che so essere pratica, precisa, talvolta anche fredda, ma non razionale. Eppure io sono certa di non essere del tutto priva di razionalità. Così mi domando: ma la razionalità è qualcosa di soggettivo oppure esistono dei parametri che le conferiscono un valore oggettivo e quantificabile? Io, una risposta me la sono data, anche se non so quanto possa essere valida ed accettabile. E' vero, lo ammetto, in determinate circostanze, sono un po' irrazionale (anche un po' tanto ad essere sincera), ma credo anche di possedere una concretezza tutta mia, una logica tagliata su misura per me che gli altri stentano a riconoscere. Per quanto vorrei fosse così, anche io so che non si può vivere di sole nuvole, e, se fossi un essere totalmente irrazionale, adesso non mi troverei qui, ma starei annaspando nel disperato tentativo di restare a galla. Se invece godo di ottima salute, è perchè le mie leggi, per quanto bizzarre e sopra le righe possano apparite, hanno una loro coerenza interiore che mi ha sempre spinto a reagire.
Ormai ho affinato tecniche di straniamento eccezionale, davvero fuori dal comune, tanto che a volte riesco a malapena a gestirle. Anni fa, al Lunezia mi dissero che questo era abbastanza normale per una come me, che lo scrivere, a detta di colore che si professano esperti, è l'arte dello straniamento per eccellenza, un'arte che conduce inevitabilmente a fare un salto di qualità nella propria vita, ma che porta spesso anche tanta confusione, specie alla mia età, quando la linea di confine tra la dimensione del rifugio e quella della vita reale è così labile e sottile che, talvolta, la si oltrepassa con estrema naturalità, senza rendersene conto. "E' solo questione di tempo" mi ripetevo, ma la verità è che nemmeno io so esattamente quando imparerò a prendere dimestichezza con questa mia predisposizine dell'animo che, a giorni alterni, si diverte a condurmi fuori strada. Probabilmente, l'aver trascorso intere stagioni a studiare tutte le strategie di autocontrollo esistenti ha sortito in me l'effetto contrario. I miei stassi pensieri ne sono un esempio: si sono lasciati occupare dalla prima persona che ha dimostrato nei miei confronti un'attenzione diversa. Ed è sorprendente il fatto che questo incontro alimenti in me la passione con la quale affronto la quotidinità e la voglia di utilizzare tutto ciò che è in mio potere per realizzare i miei sogni.
Ora mi accorgo che quella che sto vivendo non è solo una suggestione temporanea e passeggera. E quella totalità che mi era impossibile accettare, negli ultimi mesi, ha cominciato a non terrorizzarmi più come una volta; anzi è quasi piacevole percepirla sotto pelle. Ho paura? Sì, ma non abbastanza da bloccarmi. E allora come agire? semplice! Non agire! Non me la sento di accollarmi una coì grande responsabilità e con una carico immenso di conseguenze. E soprattutto negare; negare; negare sempre, anche a me stessa finché sarà possibile, fino a quando l'evidenza non sarà così eclatante da non poter più coprire i miei sentimenti. Non so quanto queto scombussolamento sia positivo o quanto porti alla riapertura prematura di vecchie ferite; ma so che se non prosegue per la tangente non ne verrò mai a capo e non vedrò mai come andrà a finire. Ferma rstando questa mia curiosità, qualcosa dovrò pur escogitare? Restare a guardare o, spingermi oltre? attendere o avere il coraggio di avere coraggio? Quali di questi due atteggiamenti è meno distruttivo?

domenica 29 giugno 2008

TOMORROW-dOMANI

I'm trying to find behind my steps a way to compromise
I've let you take a lot of space, the sign I could be arise
I heard you read your memories, your frailty made me smile
but be sincere 'cause it's for real the distance in my mind
but can't take me back, if I built on the sand
when myself-esteem couldn't grow like I pleased

I f you saw me surprised, I could wait for long
'cause I remind we're insecure, it's all about me
if you saw me so shy, walking out the door
i felt you close, so close to me I can almot breathe in

my secret hope I never showed but I expected this from you
and from last kiss, this universe released its hands
but keep on, laugh singing word tha describe all my luck
how beautiful It's saying tomorrow

if you see me surprised, I can wait for long
well, I remind the time at lab, it's all about me
yes, I can be so shy, walking out the door
I feel you close, so close to me, i can almost taste it

so try, stop me now, if I build on the sand
and myself-esteem couldn't grow like I'd please

If you see me surprised I can wait for long
but I go slow,you're insecure and I'm uncertain
If you see me so shy, walking out the door
I feel you close, so close to me I can almost breathe in

but, keep on, laugh singing words that describe our luck
How beautiful it's saying tomorrow
but keep on, laugh singing words that describe all my thoughts
how beautiful it's saying tomorrow

quella che segue è la prima stesura in italiano
spesso sono più ricercata nella scelta delle parole...ma delle volte l'urgenza di comunicare qualcosa brucia sul nascere la forma e lo stile:

Percorrerò le retrovie di un compromesso in bilico
una lama taglierà a metà anche il mio sguardo incredulo
E questa fragile ironia che ora mi fa sorridere
separa ciò che accade da ciò che risiede dentro me
E mi sgretolo come sabbia oramai
sotto l'incedere di un passo instabile

Come un nodo che ora potrei stringere
è la sorpresa che si rivela all'improvviso
un'attesa che sa di piacevole
se la distanza che si frappone è un obiettivo

All'intento di un tremito coincide la pura realtà
l'universo visibile impresso sulla carta ma
vai, fuggi via, metti in salvo l'idea
sconvolgente di attendere domani

Come un nodo che ora potrei stringere
e l'incertezza che mi divora all'improvviso
come un rischio che non so se correre
e la distanza che ora si accorcia è buon motivo

e mi sgretolo come sabbia oramai
che rende la caduta più soffice

Come un nodo che ora potrei stringere
è la sorpresa che mi attanaglia senza preavviso
ed io scelgo di non dover scegliere
e la distanza che ora si accorcia è un tentativo

Ma vai, fuggi via, metti in salvo l'idea sconvolgente di attendere domani
Tu scivola via, in balia dell'idea folle di poterti dire "A domani".

venerdì 13 giugno 2008

ogni giorno che intravedi

C'è chi sorvola grandi spazi in pochi istanti
vaga in balia dei suoi pensieri accecanti
c'è chi trascende ed è il più semplice fra tanti
indossa le certezze che non rammenda mai
Supererà i limiti, la sua estensione plasmerà
negli sguardi che hanno solo un fil di voce

RIT1: Amo la tua meteoropatia, simile alla mia
amo i contorni dei discorsi che non concludi, che lasci aperti
le sospensioni , tu accendi e spegni i tuoi paradisi
nei tuoi paradisi ti trattieni ogni giorno che intravedi

tu non esprimi ciò che senti e non ne hai colpa
forse è il destino responsabile per noi
tu e la tua forza persa, stanca e in dormiveglia
speri vicino il giorno in cui non la conterrai più
rasenterai i bordi miei, il tuo spessore plasmerai
allo specchio che ora parla sottovoce

RIT: amo il silenzio che ti dà più profondità
dietro le ombre mi rifugio, non mi fraintendo, mi cristallizzo
Amo la tua meteoropatia, simile alla mia
amo i contorni dei discorsi che non concludi, che lasci aperti
le tue parantesi, i tuoi punti interrogativi
gli interrogativi e ti migliori
ogni giorno che intravedi

tu che non parli, forse arrivi a dire tutto...

LA NEVE DEL MONDO

Tu di invenzioni ne hai abbastanza
e biasimi chi vi ironizza
ma è da quella porta in faccia che ti torturi così
perchè ogni vuoto ti riporta al vuoto di quei giorni lì

e molto spesso ti sorprendi nel silenzio più ingombrante
che nemmeno tu lo sai, ma parla
e molto più spesso tu cadi, poche volte resti in piedi
aggrappato ad un filo che oscilla

RIT: Perchè hai dentro te la neve del mondo
tu hai dentro te un gelido isterico
perchè hai dentro te la neve del mondo
ti copri con neve dal tuo mondo

e molto spesso sei spiazzato senz attacco nè difesa
contro l'anormalità ed il niente
ma poi ci pensa il tuo viso a trasparire ogni frammento
di una rarità che ti appartiene

RIT: perchè hai dentro te la neve del mondo
tu hai dentro te un gelido isterico
tu hai dentro te la neve del mondo
ti copri con neve dal tuo mondo

tu di risorse ne hai abbastanza
e solo tu, ti credi senza.

giovedì 12 giugno 2008

eyes that...

Shivers can open my sweet sides
and my humid eyes that are not able now to read inside you
i'd like to spend all my nights listening to you and i'm afraid
of asking you "why don't you stay here?"
dwelling with you is showing me where
i'm used to hiding myself
a deep abyss which is too neverending to see
admitting it is not easy to me

i'll wait for the fall of this wall without yellow words
that noone's written on, by your lies, don't leave me alone
i'll wait for the end of this tired immoblity
there's no land we belong, in your dust, please let me whole

Panic makes me add my fears to yours, but I only manage
to nullify our behaviours
and the line of our happiness that we move as we like
sometimes could fall under zero
dwelling with you is showing me where
i'm used to leading myself
a deep abyss that you'll be no longer calling home
correcting me is difficult and wrong

i'll wait for the fall of this wall without yellow words
that noone's written on, all my dust, please let me blow
we are made of the same soft consistence that is of the clouds, the blood, the rain
even if we seem so brave
i don't take after the silence, but I know, sometimes, i could got its shape
life won't reflect all my blames

Angels could knock on my windows and my stupid eyes
that are unable now to read inside you.

mercoledì 11 giugno 2008

basta poco per sorridere tutto il giorno

Per quanto continui a guardare, altro non vedo che l'opposto di ciò che andavo cercando.
E mi piace! E' come iniziare a correre verso un punto lontano all'orizzonte, realizzando che fino ad allora stavi proseguendo per inierzia lungo la strada che sei abituato a percorrere. Ed invece in pochi giorni, ho scoperto territori inesplorati della mia mente, facendomi largo tra i miei astrusi ragionamenti, accantonando da un lato i ripensamenti logori che impolveravano i miei desideri. Basta davvero poco ,invece, per rilucidare a nuovo i pensieri! e davvero molto meno basta per sorridere tutto il giorno senza un palese motivo. Bastano due occhi azzurri a specchio; basta la voglia di perdere precipitosamente la capacità di decifrare sguardi e gesti; basta la stravagante imprevedibilità propria delle sorprese che attendi in segreto.

giovedì 29 maggio 2008

ogni volta che scrivo.....

I miei racconti, sempre se racconti li si possa definire, sono cronache di mesi di pensieri fitti fitti appuntati su foglietti di carta colorata; sono resoconti di lacrime e sorrisi lasciati a dormire tra le pagine di un libro. Dentro si muovono volti tanto diversi, ma dai profili così somiglianti da mischiarsi e confondersi insieme fino a diventare i due capi di un unico filo teso sopra miriadi di vite. Tra le mie giornate vi è un legame trasparente, invisibile al primo sguardo, tanto leggero e volubile da sembrare pressoché inesistente; è come il tratto grigio di una matita che collega momenti turbinosi e travolgenti, e notti, giorni, giorni, e notti luminosi e scintillanti. Le mie parole hanno l'essenza giocosa di un'estate trascorsa ai bordi di quella placida follia che ti inietta nelle vena l'irrefrenabile voglia di scrivere e arrestare il tuo tempo sulla carta. Dietro tre puntini di sospensione ho nascosto un amore sottile, ma così sottile che, forse, commetto un errore nel chiamarlo amore. Ecco, probabilmente scrivo per errore, un errore così inevitabile e scontato nel quale sono inciampata ingenuamente, cadendo in quella ragnatela che io stesso avevo iniziato a tessere. Una dopo l'altra, le mie frasi formano una storia, la storia di una storia che non ci sarà più, ma che non c'è più già adesso, anzi che in fondo non c'è mai stata, e che, magari, da un momento all'altro, senza preavviso, comincerà ad esistere definitivamente, splendendo di luce propria. E quando rileggo ciò che scrivo, riesco ad intravedere un dolore piccolo e grazioso che, spesso, mi appare quasi piacevole, così rassicurante e sopito da farmi innamorare. Ma poi, leggendo tra le righe, scorgo anche istanti nei quali la felicità altro non è che la routine quotidiana e la noia diventa solo un diversivo a tanta soffocante spensieratezza. Sì, ogni volta che scrivo ,alla memoria mi sovvengono risate a crepapelle, bagliori, occhi lucidi, mani, labbra, lunghi silenzi traboccanti di serenità, raffiche di discorsi solo all'apparenza insensati, sospiri che fremono dall'urgenza di dire qualcosa. Però poi mi ricordo delle mie tante battaglie perse in partenza, delle taglienti incomprensioni nelle quali mi crogiolo, delle coincidenze meno fortunate e delle possibilità che ho sprecato. E allora capisco che in realtà ogni volta che scrivo tento soltanto di raccontare il mio universo vivibile.

Vicino

Ho fatto un giro strano oggi per tornare a casa. Ho camminato e camminato. Ho percorso tutto il Corso fino in cima; ho costeggiato la biblioteca comunale e mi sono diretta verso la fortezza. Ho allungato la strada sì, ma ero alla disperata ricerca di un'aria più fresca e leggera, un'aria che non si appiccicasse sulla pelle come resina; un'aria che penetrasse il cervello e lo sgomberasse da tutto, per poter accogliere un po' di sano vuoto. Ma dopo un giorno così, il vuoto non si addice alla mia persona e allora ho semplicemente lasciato che questo vento caldo mi scompigliasse i capelli e i pensieri, confondendomi le idee come a me piace. Ho ragionato su cosa significhi il termine "vicino". Negli ultimi tempi sono fuggita da qualsiasi tipo di vicinanza, fisica e non. Ritenevo potesse essere pericoloso e temevo di svegliarmi ancora una volta e scoprire all'improvviso che ciò che più avevo sentito vicino, in pochi attimi, era fuggito a millle miglia di distanza, creando un varco che mai avrei potuto oltrepassare da sola. Ma succede così! Dal nulla le paure si annullano e stemperano i loro effetti. E allora riscopri quanto possa essere inebriante perdersi nelle parole altrui, realizzando che proprio in quelle parole ritrovi un po' di te stesso. E senti a due passi da te, anche solo per un brevissimo squarcio di tempo, chi transita ditrattamente sullo sfondo della tua quotidianità. Ed allora ti fermi ed ascolti. E non così tanto per fare. Ascolti perchè effettivamente ti ritrovi a dar vita alle parole che senti, ad immagazzinarle nella memoria. E provi stupore...

FABIO AVEVI RAGIONE

"Bea entriamo qui in questo negozio; devo comprare una collana colorata da abbinare al vestito nero"... Entriamo e ci dirigiamo nella zona cianfrusaglie. Alla radio una canzone: "Insieme a te non ci sto più, guardo le nuvole lassù....". Sguardo d'intesa. Voce inconfondibile. Maschile. Franco Battiato. A questo punto che dire: FABIO AVEVI RAGIONE!!!!!......

mercoledì 28 maggio 2008

ho disegnato

Sfumati di verde e bagnati d'argento
ho disegnato i tuoi occhi con cura
fermando nell'ambra il momento più denso
in cui la realtà vivacizza la tela

Intrisa di echi intatti e silenti
ho diseganto radiosa una voce
che ha già rinunciato tra suoni sconfitti
al suo privilegio di esser felice

Ridotto ad un frivolo gioco di stile
ho disegnato la forma di un gesto
che splenda di luce già primaverile
che possa sentirti se gridi "io esisto"

Ed imitando un'incerta cadenza
ho disegnato i pensieri più vani
perchè non svaniscano con la tua assenza
ma stridano intensi romai fino a domani

E riordinando quei miei tentativi
ho compreso che, sì, ti assomigliano un poco
e che in questo marasma impaziente rivivi
infrangendo le regole imposte dal gioco

Ma è meravigliandomi che ho riscoperto
in preda a una gioia così elementare
che forse da te ho preteso un po' troppo
ma non abbastanza da dimenticare.

sonetto di fine estate

Conserverò solo metà dei ricordi
e li affido a chi so che potrà custodirli
tra le mani ho la cosa più bella del mondo
perchè più la stringo, meno la possiedo

stella, ti vorrei nel mio mare torbido
so soltanto che non saprò mai come dirtelo
specie quando le distanze annegano il cuore
ed il gelido grecale che mi pervade

e la mia percezione va controcorrente
se l'instabilità ha una sua scia devastante
schiererò l'impazienza e l'orgoglio in battaglia
e poi mi adagerò nella voglia di perderla

tu regalami i giorni di cui non ti penti
le sorprese ed i cieli di attese ridenti
sono frivola e mi sazio solo di nuvole
anche se so che non si vive di poche briciole

se anche il tempo trascorre ma non mette fretta
te ne affido metà, è tutto ciò che mi resta

relazioni parasociali

La MIlly Buonanno direbbe che ho sviluppato una sorta di relazione parasociale! E come darle torto! Mi son affezionata agli Aram Quartet ed ora che hanno vinto , sono proprio orgogliosa di loro! Hanno fatto davvero un ottimo lavoro! Alcuni sociologi affermerebbero che un simile comportamento presenta degli aspetti patologizzanti ed è segno di un qualche squilibrio psichico; altri ancora direbbero invece che è il normale effetto della funzione di integrazione sociale sviluppata dai media. Io, dal canto mio, mi limito semplicemente ad ammettere ( vergognandomi tra l'altro) che li ho seguiti costantemente perchè un po' li ammiro e un po' li invidio; anzi più che altro li invidio. E non perchè hanno saputo mettersi alla berlina o hanno saputo sfruttare un 'occasione. In realtà li invidio perchè nei loro sguardi non c'è ancora la disillusione!
Non ho mai seguito i reality in televisione; ho provato, ma dopo appena dieci minuti di trasmissione, mi assaliva la noia ed ero costretta a cambiare canale. Diverso è il discorso per i talent! Da cantante improvvisata che sono, ho sempre nutrito una certa solidarietà nei confronti di chi partecipava a questi programmi. Mi divertiva poter dare libero sfogo alla mia vena critica e alla voglia di confronto e trovare nuovi spunti e nuove idee da cantare; insomma ho sempre portato avanti una specie di processo di immedesimazione con i partecipanti. Ed anche questa volta è successo così! Anzi questa volta mi sono appassionata il doppio, perchè ho trovato x factor un prodotto mediatico molto ben costruito, equilibrato e più educativo rispetto ad altri talent, come ad esempio Amici. X factor ha proposto un'immagine positiva della gara, non perbenista, ma molto sana. Le discussioni che si sono accese durante le dirette vertivano su disquisizioni puramente musicali e di spettacolo, non su pettegolezzi e malelingue. E forse è proprio per questo che gli ascolti del programma non sono mai stati stratosferici! è un format troppo elegante per poter incuriosire la popolazione media italiana che , a quanto pare, viene attratta dallo scandalo e dalle diatribe insensate. Anche la selezione del repertorio musicale è stata molto meno commerciale del previsto: si è spaziato tra i generi e gli stili, proponendo una panoramica della storia della musica pop completa ed accattivante.
Finale più azzeccato non potevo immaginarlo! E non soltanto per questo mio tifo sfegatato per gli Aram (tanto di cappello!), bensì perchè la vittoria è andata a ciò che di meno scontato vi fosse nella scuderia del programma. Aldilà delle doti vocali che hanno dimostrato nel corso delle puntate, gli Aram sono effettivamente un prodotto che schizza fuori dagli schemi: sono un gruppo vocale, dalle tinte forti e caricate, ma non cantano a cappella, nè tanto meno si avvalgono di un aspetto da boyband. Inoltre il brano inedito che Morgan ha scritto per loro non è certo quello che si suol dire un pezzo riadofonico; è un pezzo d'impatto sì, ma fortemente destabilizzante sia sotto il profilo melodico che sotto quello letterario. Eppure gli Aram hanno vinto, scalzando dal podio lo stereotipo del teenager alle prime armi e quello del cantautore impegnato di provincia.
Ed ecco che ritorna a farsi sentire l'invidia! é la mia un'invidia simpatica verso le persone che, nonostante sappiano com'e il mondo dei riflettori, non si scoraggiano; nonostante sappiano che in pochi arrivano davvero e attraverso strade diverse da quella che hanno imboccato, decidono di proseguire, anche solo per la curiosità di vedere dove si va a finire; e nonostante dubitino dell' ambiente dello spettacolo e delle promesse troppo facili, sono capaci di dire "perchè no", considerare la vita una somma di esperienze, e scendere a compromesi serenamente. Ed anche se prima o poi arriverà la consapevolezza che quella specifica esperienza non è stata che una parentesi, l'avranno comunque messa in saccoccia e ne avranno fatto tesoro. Ogni viaggio intrapreso è una marcia in più che abbiamo, un insegnamento che abbiamo avuto il coraggio di accettare, magari scombinando un po' i nostri progetti futuri.
Negli Aram Quartet ho notato questa apertura verso l'imprevisto; e forse per questo sono stati ampiamente premiati. Ho visto un "io voglio fare questo, come non ha importanza, io lo voglio fare". è una filosofia che ho iniziato ad esplorare da poco e mi sorprendo di me stessa quando, di tanto in tanto, anche io mi scopro a ragionare in questi termini. Purtroppo, o per fortuna, è uno stile di vita che ancora non mi appartiene pienamente e che, molto probabilmente, non sentirò mai del tutto mio, ma che invidio dannatamente perchè conduce, volenti o nolenti, alla sperimentazione e al rinnovamento.
Quindi bravi Aram!E se MIchele mi vuole sposare, io accetto.....

martedì 27 maggio 2008

pianerottoli

Ci sono cose o persone che restano sempre uguali a se stesse. Per quanto possano modificare il loro aspetto o intraprendere strade talvolta impensabili, non cambiano di una virgola. E questo non è sempre così rassicurante come si pensa. Perchè sono proprio queste persone che ti danno la misura di quanto sia tu ad essere cambiato, spesso in modo radicale e irreversibile. E per prendere atto dei propri cambiamenti, si deve sempre, inevitabilmente, fare qualche bilancio. E non so voi, ma a me i bilanci mettono tristezza. Mi rimandano a una qualche porta che si chiude; e per quanto in ognuno di noi esista la consapevolezza che per ogni porta che si serra, prima o poi, si apre un portone, si è giocoforza costretti a transitare dalla fase "pianerottolo", vale a dire il momento in cui senti il rumore della serratura che si chiude alle tue spalle, ma ancora non hai le chiavi della serratura che ti ritrovi di fronte. E lì, sul pianerottolo, non ti resta che aspettare ed ingannare l'attesa leggendo i nomi scritti sui campanelli.

lunedì 26 maggio 2008

Entusiasmi

L'entusiasmo è tipico dell'inizio...Quando ci si imbatte in qualcosa di nuovo, e si decide di iniziare un percorso, spesso si è impauriti; ma accanto allo spavento, nasce anche una sorta di trepidazione difficile da gestire. Un'irrefrenabile voglia di arrivare in fondo, di voler tutto e subito, di saltare le tappe intermedie. Ed un po' per timore, un po' per l'accesa curiosità di guardare oltre, ci si dimentica quanto sia bello prendersi cura delle piccole cose; accudire se stessi e le proprie inclinazioni; annaffiare le proprie ambizioni per evitare che appassiscano sul davanzale.