Spesso mi sembra di non essere me! Anzi più precisamente di non essere in me ed anche se questa sensazione non mi è del tutto sconosciuta, negli ultimi tempi, mi ha lasciato l'amaro in bocca. Nonostante mi muova, faccia e scopra tantissime cose, ci sono dei momenti che non credo di vivere a fondo. Questo m'infastidisce perchè vorrei assoporare le mie giornate fino all'ultimo istante per poterne carpire anche il più debole segreto, per assorbirne l'essenza nascosta senza dimenticarla il giorno seguente. Non è da me dimenticare. Io non dimentico nulla; ho tutto in testa: fatti, volti, parole ed espressioni che potrei ripetere a memoria senza mai sbagliare, con un'esattezza capace persino di spaventare. E allora mi convinco che, forse, un minimo di quello che ho vissuto sono riuscita a conservarlo. In molti mi considerano la persona meno razionale sulla faccia della terra. Dicono che so essere pratica, precisa, talvolta anche fredda, ma non razionale. Eppure io sono certa di non essere del tutto priva di razionalità. Così mi domando: ma la razionalità è qualcosa di soggettivo oppure esistono dei parametri che le conferiscono un valore oggettivo e quantificabile? Io, una risposta me la sono data, anche se non so quanto possa essere valida ed accettabile. E' vero, lo ammetto, in determinate circostanze, sono un po' irrazionale (anche un po' tanto ad essere sincera), ma credo anche di possedere una concretezza tutta mia, una logica tagliata su misura per me che gli altri stentano a riconoscere. Per quanto vorrei fosse così, anche io so che non si può vivere di sole nuvole, e, se fossi un essere totalmente irrazionale, adesso non mi troverei qui, ma starei annaspando nel disperato tentativo di restare a galla. Se invece godo di ottima salute, è perchè le mie leggi, per quanto bizzarre e sopra le righe possano apparite, hanno una loro coerenza interiore che mi ha sempre spinto a reagire.
Ormai ho affinato tecniche di straniamento eccezionale, davvero fuori dal comune, tanto che a volte riesco a malapena a gestirle. Anni fa, al Lunezia mi dissero che questo era abbastanza normale per una come me, che lo scrivere, a detta di colore che si professano esperti, è l'arte dello straniamento per eccellenza, un'arte che conduce inevitabilmente a fare un salto di qualità nella propria vita, ma che porta spesso anche tanta confusione, specie alla mia età, quando la linea di confine tra la dimensione del rifugio e quella della vita reale è così labile e sottile che, talvolta, la si oltrepassa con estrema naturalità, senza rendersene conto. "E' solo questione di tempo" mi ripetevo, ma la verità è che nemmeno io so esattamente quando imparerò a prendere dimestichezza con questa mia predisposizine dell'animo che, a giorni alterni, si diverte a condurmi fuori strada. Probabilmente, l'aver trascorso intere stagioni a studiare tutte le strategie di autocontrollo esistenti ha sortito in me l'effetto contrario. I miei stassi pensieri ne sono un esempio: si sono lasciati occupare dalla prima persona che ha dimostrato nei miei confronti un'attenzione diversa. Ed è sorprendente il fatto che questo incontro alimenti in me la passione con la quale affronto la quotidinità e la voglia di utilizzare tutto ciò che è in mio potere per realizzare i miei sogni.
Ora mi accorgo che quella che sto vivendo non è solo una suggestione temporanea e passeggera. E quella totalità che mi era impossibile accettare, negli ultimi mesi, ha cominciato a non terrorizzarmi più come una volta; anzi è quasi piacevole percepirla sotto pelle. Ho paura? Sì, ma non abbastanza da bloccarmi. E allora come agire? semplice! Non agire! Non me la sento di accollarmi una coì grande responsabilità e con una carico immenso di conseguenze. E soprattutto negare; negare; negare sempre, anche a me stessa finché sarà possibile, fino a quando l'evidenza non sarà così eclatante da non poter più coprire i miei sentimenti. Non so quanto queto scombussolamento sia positivo o quanto porti alla riapertura prematura di vecchie ferite; ma so che se non prosegue per la tangente non ne verrò mai a capo e non vedrò mai come andrà a finire. Ferma rstando questa mia curiosità, qualcosa dovrò pur escogitare? Restare a guardare o, spingermi oltre? attendere o avere il coraggio di avere coraggio? Quali di questi due atteggiamenti è meno distruttivo?

1 commento:
Lascia andare le cose come vanno, Ele.. Così tu non ti accolli la responsailità di un salto nel buio, ma allo stesso tempo darai sfogo alla tua curiosità..no?
E poi, dai, parliamoci seriamente: siamo ancora ancorate all'idea ingenua e decisamente troppo comoda che evitando le occasioni rischiose, eviteremmo di soffrire? Magari soffriresti per il rimpianto di non aver tentato..quindi, tanto vale tentare, no? E ricordati, comunque andrà sarà un successo!
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