Esistono vari modi di fare esperienza del mondo. E vari modi di accostarsi ad un'altra persona. Anzi, a dire il vero, generalizzando, esistono due grandi categorie di persone: quelle che credono poco ai sentimenti e considerano la vita un intreccio di rapporti fittizi, instaurati per sentirsi meno soli; e quelle che ancora sono capaci di dispensare calore e fiducia, dandosi con estrema spontaneità. E mi dispiace che siano proprio queste ultime , le persone destinate a soffrire con più intensità, perchè costrette a pagare lo scotto di percepire ogni parola, suono o gesto come amplificato. Più intensa è la gioia, più intensa è anche la sofferenza. Certo, mi consola sapere che da qualche parte, c'è ancora chi sarebbe pronto a rubare la luna per un sorriso, sorvolare continenti in mongolfiera e attraversare i sette mari; e ancora di più mi consola il fatto che chi si fa carico di tali imprese, non lo fa nell'egoistica ottica di costringere gli altri a barcamenarsi altrettanto per un suo capriccio; lo fa perchè è forse la sola forma di affetto che conosce. C'è poi chi addirittura arriverebbe a dare fino alla negazione, cioè chi sarebbe disposto a sparire dalla vita di chi ama, se questo fosse il più bel regalo pensabile: si sottrae a se stessi per dare agli altri. Poichè è nel dare che risiede la faccia più emozionante del voler bene, quella più vera, quella senza la quale il dare non è che un prestare. Ed il prestito, sì, presuppone per forza che tu prima o poi ricambi il favore; è un do ut des.
Non nego che, delle volte, si possa rimanere delusi, notando che la persona per cui hai sopportato sacrifici enormi, alla quale non hai mai rifiutato nulla, non batte ciglio nemmeno nel momento in cui più palesemente implori aiuto, ma ciò non è comunque sufficiente a frgliene una colpa. Perchè chi ama, spera e si illude, ma non serba rancore se chi ha di fronte non è lo specchio fedele del suo modo di essere. Prende semplicemente atto della varietà umana e delle molteplici visioni che si aprono a girandola su noi. E si arrende all'evidenza, senza però mai sfiorare la rassegnazione. Perchè anche se è tanta, per persone così, l'urgenza di essere amati, non lo esigono ad ogni costo: attendono pazientemente ed intanto dispensano attenzioni. Purtroppo un amore incondizionato e senza mediazione spesso stucca ed l'aperto rifiuto del calcolo spaventa chi non vive una simile esperienza in prima persona. Alla strategia, si predilige la speranza fino al picco più estremo di ingenuità; si abbattono le dighe e si finisce per non reprimere nulla, nel bene e nel male. E così facendo, l'onda si infrange sulla personalità altrui che, non sempre, è pronta ad accogliere alla nostra stessa maniera.
Ma nonostante il pianto, i soffocamenti e le notti in bianco che ho trascorso, e che ancora mi aspettano, ringrazio il cielo per non aver mai cristallizzato i miei sentimenti in futili conteggi. E ringrazio perchè non rinnego nulla di ciò che ho regalato agli altri. E se potessi tornerei indietro, non darei nulla di meno di ciò che ho dato; forse lo centellinerei maggiormente, ma non mi ridurrei. Perchè questo mio stile di vita mi ha permesso, a più riprese di avvertire, la profondità e l'abisso. Alla resa dei conti, quando ci troveremo tutti faccia a faccia con i nostri ricordi, chi invece considera lo stare insieme una formula di convenienza volta a contrastare la solitudine, non potrà che vedere alla sue spalle un'esistenza neutra.
Ma, nonostante mi senta dire che sono sbagliata, io gioisco del mio essere recidiva, e diabolicamente persisto. Perchè sono certa che per ogni cento persone che si stancheranno del mio dare, ce ne sarà almeno una in grado di apprezzarlo. Preferisco una storia trasparente a mille storie fasulle e poco ingombranti; preferisco la rabbia altrui alla mia maschera di cera; e preferisco sciogliere iol nodo di una corda di chitarra, costatando che non suonerà più come prima, al non l'avere mai annodata per conservarne il suono originario.

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